In Italia in questi giorni si celebra la Settimana Mondiale dell’Allattamento (SAM) mentre nel resto del mondo viene festeggiata durante la prima settimana di agosto. Il motivo dello spostamento a ottobre è che di solito gli Italiani in agosto sono in vacanza e quindi le iniziative della SAM andrebbero pressoché deserte. Italiani popolo di vacanzieri? Forse, di sicuro nel nostro paese tutto l’anno è ancora troppo comune sacrificare l’allattamento sull’altare del pregiudizio, dell’ignoranza e dei luoghi comuni dovuti alla nostra cultura. A cosa serve una SAM, perché tutto il mondo la celebra? Si tratta dell’ennesima campagna di esaltati della naturalità ad ogni costo? Da vari decenni le inesorabili leggi dell’economia e del marketing mondiale hanno determinato un massiccio ricorso al latte artificiale anche quando non ce n’è realmente bisogno, facendo percepire l’allattamento come una pratica che tutto sommato è facilmente abbandonabile e sostituibile con una formula artificiale creata apposta per mamme e bambini. Il sacrificio più grosso quindi è stato ed è tuttora, quello di non intendere più l’allattamento come la norma biologica di ogni mammifero, classe a cui la specie umana appartiene. In paesi come il nostro, oltre a questa variabile economica, anche le norme culturali tendono a valorizzare la separazione precoce fra madre e bambino fin dai primi mesi di vita del piccolo, “grazie” a un tabù che si riferisce al bisogno di contatto. Questo tabù è così diffuso e potente che, di fatto, può condizionare molto la relazione fra adulti e bambini fin dai primi giorni di vita. Pertanto, le cure prossimali, cioè quelle che richiedono la prossimità fra loro, dopo i primi mesi sono considerate un vizio da abbandonare con urgenza poiché probabili responsabili di danni e traumi non ben definiti nel piccolo.