Mamme pancine e babbi piselloni?
Stamattina mi sono alzata come sempre alle 6 e 10.
Alle 6 e 40 avevo già svegliato la prima figlia, svuotato e riempito una asciugatrice, ripiegato e messo a posto negli armadi il bucato, caricato una lavatrice, pulito i fuochi della cucina, svuotato la lavastoviglie e preparato la colazione. Dopo che le mie figlie sono andate a scuola ho letto un commento di un mio collega psicologo, uomo, che rispondeva ad un post su fb chiedendo se chi aveva scritto una lettera considerata giustamente assurda era una “mamma pancina“. Si parlava di tutt’altro eppure la risposta considerata una “battuta ironica” è stata quella di chiedere se la signora che scriveva fosse una “mamma pancina“. Poteva essere in realtà una donna senza figli, avere ottant’anni, ma in ogni caso era una mamma pancina, categoria giustificata e legittimata dal diritto di ironia sugli altri, anzi meglio, sullE altrE.
Sappiatelo tutti, uomini, donne e extraterrestri: esiste una categoria di mamme chiamata in maniera ovviamente sprezzante: mamme pancine.
Ora, ognuno faccia le battute ironiche che vuole, e ci rida pure su, però a me non fa per nulla ridere e nemmeno sorridere. Non credo che l’ironia sia sempre un valore, se questa sfiora il pregiudizio e genera divisioni, per me è saccenza e aggressività.
Non a caso chi ha parlato a lungo di questa categoria è un signore, uomo, molto famoso noto come il Signor Distruggere. Sì, perchè nel nostro mondo reale e virtuale, a livello comunicativo, va di moda distruggere, ironizzare, criticare, creare polemica, essere un “leone da tastiera”, un hater, un troll. Ciò sta a significare ancora una volta l’ennesima predominanza di un modello patriarcale basato sulle modalità di potere incondizionato, piuttosto che sulla costruzione di cooperazione fra le persone, uomini o donne che siano. Per cogliere l’ironia forse dovremmo altrettanto creare la categoria dei “padri piselloni“? 😛 Basta che resti una battuta certo, ironia!
E la realtà qualcuno la considera?
Sapete su cosa rifletto? Sul ruolo dell’ossitocina, un ormone (o neurotrasmettitore) che riporta a situazioni di piacere che si connotano di intimità, riservatezza, timidezza e condivisione. Una sostanza che produciamo tutti a qualsiasi età e che ci riporta a bilanciare il sistema dello stress e dell’attacco e fuga attraverso la calma e la connessione fra le persone e con l’ambiente sia interno che esterno. Gli studi scientifici la snobbano relegandola solo a protagonista nei suoi effetti di eiezione. Dopo un’attenta metanalisi, una famosa ricercatrice ha stabilito che il 90% degli studi si occupa di stress e solo il 10% di come attingere a ciò che abbiamo dentro di noi per riequilibrare i nostri sistemi psiconeuroendocrini. Penso a quanto nel nostro mondo scientifico e di tutti i giorni prevalga la predominanza della modalità aggressiva, rispetto a quella di ascolto e di accoglienza. Penso che ognuna di quelle donne marchiate come mamme pancine ha una storia, un vissuto, una quotidianità di cui nè io, nè voi sappiamo un bel nulla. E mi sono stufata di vedere che siamo così lontani dalla parità di genere, dal rispetto fra le persone anche se di opinioni divergenti dalle nostre, dal tenderci la mano invece di ridacchiare delle presunte sventure altrui.
Le modalità di accudimento dei bambini che riportano alle cure prossimali, cioè al contatto, sono viste come tabù o metodi, come derive isteriche di donne che le scelgono per appartenenza ad un gregge di inette su cui fare ironia alla prima occasione.
E allora parliamo anche di loro, dei bambini e delle bambine. Si sentono dire di tutto: non ti vergogni a ciucciare ancora? Non piangere non è successo nulla! Ovviamente per loro è successo qualcosa altrimenti non piangerebbero. Provate a indurvi il pianto ora in questo preciso momento! Ci siete riusciti?
Ecco, tutto questo ci dice una cosa importante secondo me: abbiamo bisogno di conoscere la fisiologia, come siamo fatti, cosa ci può servire per provare a costruire insieme cooperazione fra persone, indipendentemente dal genere. Dobbiamo conoscere la fisiologia degli affetti e educare all’affettività e alla comunicazione nonviolenta fin dalla più tenera età.
E da donna sinceramente vorrei più rispetto per la mia pancia, per tutto il mio corpo, per le mie scelte informate e anche per le mie emozioni, seppur talvolta incomprese ma pur sempre legittime.
La bibliografia di riferimento per approfondire questo tema sarebbe infinita ma scelgo di segnalare tre libri:
Claudio Naranjo, L’ego patriarcale, Apogeo 2009.
Paolo Ercolani; Contro le donne, Marsilio 2016
Kerstin Uvnäs-Moberg, The oxitocyn factor, Pinter & Martin Publishers, 2003
Infine, ecco cosa si trova su google digitando “mamme pancine”: